I due anni di pandemia hanno lasciato il segno e soltanto di recente in Italia e nel resto del mondo è iniziato il vero tentativo di ripartenza. Le difficoltà economiche hanno colpito ogni aspetto della vita quotidiana e ogni settore. Tra questi, non può mancare ovviamente quello turistico. Sono diminuiti i clienti, sono aumentate le spese e, allo stesso tempo, come noi di TravelMundi vi abbiamo raccontato sono cambiate anche le abitudini di prenotazioni. Per fare un esempio, il concetto di prenotazione last minute oggi non è più un modo per risparmiare per andare in vacanza.

Ma, sembra incredibile dirlo, non ci sono soltanto aspetti negativi. Volendo trovare almeno un insegnamento positivo nato dal lockdown e dalle restrizioni, si può guardare alle nuove abitudini di lavoro. Lo smart working, infatti, è diventato un’esigenza anche per chi fino a pochi anni fa non aveva idea nemmeno di cosa fosse. E se è vero che ne hanno risentito senza dubbio i rapporti sociali, è allo stesso tempo corretto dire che in molti hanno riscontrato diversi vantaggi. A partire dalla comodità di poter lavorare da casa, non un dettaglio da trascurare per chi, magari, doveva attraversare intere città per recarsi sul luogo di lavoro. Ma si può fare smart working soltanto da casa? Assolutamente no. Soprattutto ora, con il graduale allentamento delle restrizioni, lavorare da remoto può diventare un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Sfruttando, se possibile, tutti i suoi vantaggi.
I nomadi digitali
In questo periodo, infatti, quella che poteva sembrare soltanto una tendenza del momento sta diventando un fenomeno che potrebbe trasformare per sempre le nostre abitudini. Tutto ciò viene confermato dai dati, che assicurano che il numero dei cosiddetti nomadi digitali è destinato ad aumentare. E a definire sempre più le proprie abitudini. Prima un chiarimento: chi sono i nomadi digitali? Semplicemente, persone che scelgono di sfruttare la tecnologia e, quindi, il web per poter fare il proprio lavoro conducendo allo stesso tempo una vita nomade. Ossia, per esempio, che scelgono di lavorare da casa, ma anche da un paese straniero, da un’altra località o semplicemente da una biblioteca o un bar. In poche parole, per molti professionisti si è aperta all’improvviso la possibilità di lavorare pur essendo costantemente in viaggio.
Un fenomeno in netta espansione, che ha portato addirittura alla scelta di stilare un rapporto sul nomadismo digitale in Italia. Andiamo allora a scoprire quali sono le abitudini preferite dei nomadi digitali, introducendo il concetto di south working. Di cosa si tratta? Semplicemente, dell’inversione dei flussi migratori per ragioni di lavoro. Non più dal sud al nord d’Italia, ma il contrario. È stato questo il processo di trasformazione dello smart working: non più soltanto da casa, ma dalla propria abitazione a una località di vacanza o a una città distante centinaia di chilometri dal proprio ufficio. Si tratta di un qualcosa che ha preso il via già nel pieno dell’emergenza sanitaria, seppur in forma leggermente diversa. Sono state tantissime, infatti, le persone che hanno scelto di ritornare per esempio dalla propria famiglia nelle varie città di origine.
Non manca però allo stesso tempo chi ha colto l’occasione per andare alla scoperta di nuovi luoghi e per godere del clima da sogno del sud Italia anche nei giorni di lavoro. Il lavoro agile, o smart working, ha insomma cambiato ogni cosa, fino a portare molti esperti a parlare di rivincita del Meridione. Al di là della formula, comunque, resta il fatto che il cambiamento è evidente. E che continua ancora oggi. Il sud Italia in particolare modo, è infatti stato eletto ancora oggi come luogo ideale in cui vivere per brevi – o anche lunghi – periodi. L’offerta paesaggistica, del resto, è impareggiabile. E il ritmo di vita, una volta portati a termine gli obblighi di lavoro, è da sogno.
Come detto, la conferma di questa nuova tendenza arriva direttamente dal rapporto sul nomadismo digitale in Italia. Lo studio, infatti, è stato condotto dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali e da Airbnb, che lo hanno presentato in occasione di Bit 2022. E dall’analisi sono emersi dati molti interessanti, che rendono possibile delineare il perfetto identikit del nomade digitale per eccellenza, ma anche le sue preferenze. Se pensate quindi che il nomade digitale per eccellenza sia un giovane uomo single che va a lavorare dall’altra parte del globo preparatevi a ricredervi.
Come detto, non serve andare nell’altro emisfero ma basta rimanere in Italia e guardare alla parte meridionale del Paese. Addirittura tre persone su quattro tra gli intervistati affermano di preferire di gran lunga il sud Italia. Questo a causa della volontà di andare alla scoperta del territorio, ma anche per la possibilità di vivere a contatto con la natura. E, inoltre, per poter vedere da vicino le tante tradizioni culturali ed enogastronomiche offerte dal Meridione. Senza dimenticare poi la possibilità di condividere maggiormente le proprie esperienze con la comunità e vivere a pieno la località prescelta, a differenza di quanto avviene magari con i ritmi serrati delle grandi città.
Per quanto riguarda l’età e il sesso, invece, dallo studio emerge che a preferire il lavoro da remoto sono in particolar modo le donne. E che il range di età abbracciato è molto ampio: si va infatti dagli appena 25 fino addirittura ai 44. Ci sono però dei fattori da tenere in considerazione che sono imprescindibili. Nella scelta delle destinazioni, infatti, influiscono anche i costi della vita, nettamente più bassi. Ma, allo stesso tempo, ovviamente un requisito fondamentale nella scelta della destinazione sta anche nella possibilità di accedere facilmente alla connessione internet, vitale per svolgere il proprio lavoro.
La palla, a questo punto, passa alle città e ai vari borghi del sud Italia. Starà a loro il compito di far sì che i nomadi digitali possano trovare tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere al meglio la propria esperienza. E, in questo senso, un aiuto potrà arrivare anche dallo Stato. L’Italia, infatti, ha di recente avviato il percorso per portare alla nascita di un visto anche per gli stranieri destinato ai nomadi digitali. Da qui a questo punto, come ovvia conseguenza, il pensiero che si potrà investire per fare di questa nuova tendenza un’importante fonte di introiti per il settore del turismo.