Vedi Napoli e poi muori. Così viene esemplificata la malinconia provata da turisti e abitanti del capoluogo campano nel momento di abbandonare la città. Fascino romantico e allo stesso tempo meramente popolare, terra di arte e cultura e allo stesso tempo terra verace. Uno di quei luoghi da visitare, ma in questo caso non “almeno una volta nella vita”. Dopo la prima volta, infatti, sarà difficile resistere al desiderio di tornare. Quello che non molti sanno, però, è che oltre la Napoli più famosa ce n’è un’altra, nascosta ma altrettanto bella. Stiamo parlando della Napoli sotterranea, un gomitolo di gallerie, cunicoli, cisterne e non solo. Cave di tufo, catacombe e cimiteri affollano a loro volta questa città alternativa, specchio silente della sua gemella animata dalle mille voci della città.

Ma cosa nasconde, di preciso, questa città sotterranea? La risposta è semplice. Oltre 5mila anni di storia che arriva fino alla Seconda Guerra Mondiale e non solo. L’altra Napoli è infatti utilizzata ancora oggi, seppur con altri scopi. Ai giorni nostri, infatti, è diventata una pura attrazione turistica. Alla quale si accede da diversi punti della città, a partire dalla Galleria Borbonica e dalla Basilica della Pietrasanta (il LAPIS Museum) fino ad arrivare alle Catacombe di San Gennaro. Ma oggi noi di TravelMundi vogliamo raccontarvi nello specifico l’intero percorso, noto come “Napoli sotterranea”. Andiamo allora subito alla scoperta, partendo dalla storia.
La città campana sorge sul tufo giallo, una pietra di origine vulcanica – guarda caso – e di conseguenza molto friabile. Fatto che aiuta molto perché la rende facile da scavare, ma anche perché è sufficientemente resistente pre reggere delle gallerie autoportanti. I primi a rendersene conto furono addirittura i greci, che nel quarto secolo avanti Cristo scavarono le prime cave sotterranee con il fine di estrarre blocchi di tufo. E, ancora, con il fine ultimo di costruire le mura e i tempi di quella che all’epoca era Neapolis.
Furono poi i romani, durante l’età augustea, a dotare la città di una complessa rete di acquedotti. Alimentati, questi ultimi, da condotti sotterranei in cui scorreva il prodotto delle sorgenti del Serino. Secolo dopo secolo, oltre l’estrazione di tufo e il fine di approvvigionamento idrico, si aggiunsero via via nuovi fini. I cunicoli di Napoli vennero infatti utilizzati non sempre per fini nobili: furono anche discariche e nascondigli per la refurtiva. Ma anche, invece, nascondigli, luoghi di culto, deposito per i beni confiscati alla criminalità. E, infine, soprattutto furono i rifugi antiaerei utilizzati dalla popolazione partenopea durante la Seconda Guerra Mondiale.
All’epoca, infatti, fu predisposto un sistema di illuminazione in tutta l’estensione dei cunicoli e delle cavità sotto Napoli. Migliaia di persone poterono così nascondersi sottoterra al primo suono della sirena che avvisava l’imminente attacco aereo. Del resto, di tutto ciò restano ancora oggi diverse testimonianze. Non solo per oggetti di uso quotidiano oggi abbandonati, ma anche per graffiti che testimoniano lo scorrere della vita e la paura sotto i bombardamenti. Ma veniamo al percorso.
Come detto, lo stesso percorso è noto come Napoli sotterranea, lo stesso nome della associazione che gestisce da oltre un trentennio il sottosuolo partenopeo e la sua valorizzazione. Si tratta di un itinerario che conduce ben quaranta metri sotto il livello del terreno, portando a camminare sulle stesse tracce percorse da chi, più in alto, attraversa le vie del centro storico. Si parte da Piazza San Gaetano, una delle più importanti della città quanto a storia e memorie. Più precisamente al civico 68, accanto la Basilica di San Paolo Maggiore. E si esce, poi, dallo stesso punto una volta concluso il tragitto.
Lungo l’itinerario si attraverseranno come detto cave, ma anche cisterne dell’acquedotto greco-romano. Poi ancora le gallerie diventate rifugi antiaerei e il Museo della Guerra. Si proseguirà quindi andando alla scoperta del Teatro romano, noto anche come Teatro di Nerone, che si affacciava sull’antico foro. Si conclude la visita, infine, con una tappa agli Orti Ipogei, un progetto portato avanti dalla associazione Napoli sotterranea sin dal 2015. E il cui obiettivo è riuscire a portare la vita anche nell’oscurità, per studiare la crescita delle colture anche in assenza di luce naturale sottoterra.
Come visitare Napoli sotterranea
Ma andiamo ora a scoprire tutti i dettagli per visitare la Napoli sotterranea. Si può accedere al sito ogni giorno, dal lunedì alla domenica. Ogni visita verrà svolta al seguito di una guida e durerà circa un’ora e mezza. Le visite possono essere svolte in due lingue, o italiano o inglese. Le prime partono ogni ora, a partire dalle dieci di mattina fino alle 6 del pomeriggio. Quelle in lingua inglese, invece, sono disponibili in tre orari: a mezzogiorno, alle 2 di pomeriggio e alle quattro di pomeriggio. È possibile anche prenotare i biglietti per saltare la fila, i cosiddetti salta coda. Al costo di un piccolo sovrapprezzo si potrà così entrare senza dover attendere nell’orario prescelto. Tuttavia, la prenotazione non è obbligatoria. Ci si potrà recare infatti anche direttamente in biglietteria. L’unico rischio, in caso di grande affluenza, è di dover attendere un po’ in cosa.
Per quanto riguarda i prezzi, il biglietto di ingresso per gli adulti costa dieci euro, mentre quello per i bambini dai sei ai dieci anni costa invece cinque euro. Bisognerà aggiungere invece cinque euro per acquistare i biglietti salta coda. In ogni caso, il consiglio che vi diamo è quello di indossare scarpe comode e adatte al percorso. Non si tratta infatti di un itinerario impegnativo, ma ci sono ben centotrentasei scalini da percorrere, sia in salita che in discesa. Vi raccomandiamo inoltre, al di là del clima esterno, di portare con voi una felpa o una giacca. A prescindere dalla stagione, infatti, la temperatura rimane tutto l’anno tra i sedici e i diciotto gradi.
Infine, non ci sono affatto controindicazioni per quanto riguarda il percorso. Al di là del saliscendi con gli scalini, infatti, tutto l’itinerario è ben illuminato. Ma, soprattutto, è totalmente sicuro. Fanno eccezione, per quanto riguarda l’illuminazione, soltanto alcuni tratti comunque brevi in cui è necessario procedere o a lume di candela o con una torcia. In ogni caso, c’è un solo cunicolo abbastanza stretto che però si può evitare. Tutto il resto del percorso è caratterizzato da ambienti assolutamente ampi.