Dopo oltre 2 anni riapre l’Isola di Pasqua, ma non tutti sono felici

Marco Di Leo
Marco Di Leo
Giornalista, viaggiatore e amante dello sport.

Quasi due anni e mezzo fa, l’Isola di Pasqua chiedeva i battenti al turismo internazionale. L’isola vulcanica, remota, misteriosa e allo stesso tempo suggestiva, aveva scelto di proteggersi ma ora, dallo scorso 1 agosto, le cose sono cambiate. Quest’isola del Pacifico ha scelto finalmente di riaprire ai viaggi di piacere e quindi ai turisti, seppur in una situazione che rimane comunque molto particolare. L’Isola di Pasqua fa parte di fatto del Cile e conta su una popolazione di circa ottomila abitanti. Di questi, l’82% deve il suo sostentamento agli introiti derivanti dal turismo. Incredibilmente, però, non sono in molti quelli che hanno visto di buon occhio la riapertura ai viaggiatori.

Moai, Isola di Pasqua
Moai, Isola di Pasqua

Durante gli ultimi due anni di pandemia, infatti, è stato necessario correre ai ripari. E lo si è fatto dando il via a un programma d’urgenza di distribuzione di sementi. Così facendo, gli abitanti dell’isola hanno potuto trovare un modo per mantenersi pur senza turismo. E di conseguenza hanno riscoperto uno stile di vivere antico, diverso, che di fatto li ha stregati. Al punto che oggi sono pochissime le persone disposte a tornare a lavorare insieme ai turisti.

Prima e dopo: cosa sta cambiando sull’Isola di Pasqua

Fino a prima del Covid erano in media undici gli aerei che ogni settimana atterravano sull’isola. Conseguentemente, era ovvio che ci fossero pochi risvolti positivi per la salute ambientale locale. Di conseguenza, si è scelto di ripartire con circa due voli a settimana in questo momento, fino strada facendo ad arrivare a un regime più alto. Intanto, anche i grandi alberghi presenti sull’isola rimarranno chiusi. Ogni volo ospiterà trecento persone, numero pari a un terzo di quelli che arrivavano prima della pandemia. Gli hotel invece avranno una capacità ridotta al 45%, quindi a circa duemilacinquecento posti letto.

Si è infatti fatta strada l’idea e la consapevolezza di una necessità di tornare a curare le risorse naturali offerte dall’isola. Acqua, energia verde: fondamentali per mantenere l’ecosistema locale. Ma è innegabile che la maggior parte degli abitanti abbia decisamente bisogno del turismo. Per questo, la certezza a oggi è che il turismo non verrà definitivamente abbandonato. Per la gioia dei turisti: Rapa Nui, questo il vero nome dell’Isola di Pasqua, è infatti una delle destinazioni più lontane e più affascinanti del pianeta. È un’isola piccola dal fascio altissimo, soprattutto grazie agli incredibili Moai, le sculture a forme di testa risalenti a un tempo passato.

Attrazioni sull’isola non mancano. A partire da Abu Tahai, sito archeologico da sogno che mette insieme le rovine locali con tutta la bellezza naturale dell’isola. È uno dei luoghi più famosi dell’isola di Pasqua e fu la residenza di Ngaara, l’ultimo sovrano. Qui infatti si potrà osservare ciò che resta di alcune abitazioni, recinti, edifici religiosi e luoghi cerimoniali. Senza dimenticare ovviamente i Moai, realizzati in stili variegati ma con una costante: la bellezza disarmante.

Da non perdere poi anche Rano Raraku. Si tratta del vulcano, noto come vivaio dei Moai. Da qui infatti sono stati estratti i blocchi di tufo che sono stati utilizzati per creare queste rocce curiose e magiche. Camminare da queste parti vi riporterà indietro nel tempo, fino a quelli che sono stati i primi passi di questa civiltà polinesiana. Dall’alto infatti la vista è totale e spettacolare. All’interno cratere invece si possono notare un piccolo lago e circa venti Moai.

Degno di nota, o meglio forse l’immagine più famosa dell’isola, è Ahu Tongariki. Qui infatti ci sono i quindici giganti che osservato chi visita la zona con l’oceano alle spalle. È situato nell’estremità orientale della costa sud dell’isola di Pasqua e sono tante le storie mitologiche, le guerre tra clan e gli insediamenti di tribù che si nascondono dietro questa zona. In realtà, però, la verità è un’altra: i giganti guardano verso un antico villaggio oggi scomparso, ma di cui rimangono alcune rovine ancora visibili.

Non solo i Moai: cos’altro fare sull’isola

La meta dell’Isola di Pasqua è fantastica anche per il relax. La spiaggia di Anakena, caratterizzata da un’incredibile sabbia bianca, è da sogno. Sette Moai fanno da sfondo all’Ahu Nau Nau. In alcuni periodi dell’anno questo arenile arriva a prendere addirittura sfumature rosate, mentre le onde oceaniche si infrangono lievi. Anche la spiaggia di Ovahe è da vedere. Siamo sotto una scogliera, con tanto di grotta. Ma qui è facile avvistare gli squali, oltre alle correnti piuttosto forti e pericolose.

C’è anche un villaggio cerimoniale, Orongo, che è tra i siti più belli dell’isola. Un tempo qui si svolgeva un antico rituale che oggi ispira il festival Tapati Rapa Nui. Ci sono case in pietra risalenti più o meno al XV secolo che, all’interno, hanno rivelato dipinti che raccontano la cerimonia degli uccelli-uomo. In questo villaggio è inoltre possibile uno scenario tra i più suggestivi al mondo. L’affaccio è infatti su diverse isole al largo della costa, note come motu. Tra queste Motu Nui, Motu Iti e Motu Kao Kao.

Ma l’Isola di Pasqua è una meta da non perdere anche per gli amanti delle escursioni. È una camminata indimenticabile infatti, per esempio, la Ruta Patrimonial. Si parte dal Museo Antropológico Sebastián Englert e si arriva al villaggio di Orongo passando per il sentiero Te Ara O Te Ao. Occasioni anche per gli amanti delle immersioni. Basta andare a Moto Nui, dove le acque sono limpidissime e stabile in una temperatura tra i 18° e i 26°. È possibile vedere in questi fondali pesci di dimensioni davvero importanti.

Altra meta da non perdere è Maunga Terevaka. È il punto più alto di tutta l’isola e si trova a 511 metri di altezza. La vista sul Pacifico e sull’isola è da sogno: rimarrete a bocca aperta. Sul lato orientale dell’isola invece si trova la Península Poike. Si tratta di un altopiano dominato dal vulcano – oggi estinto – Maunga Pu A Katiki. Le tre cupole vulcaniche, una delle quali presenta una maschera scolpita nella roccia – sono da vedere. Così come è bello anche visitare la fila di Moai a faccia in giù e nascosti nell’erba. E vale la pena andare anche alla Grotta delle Vergini, Ana o Keke, che però non è molto adatta a chi soffre di vertigini. L’isola, seppur a mezzo regime, ha riaperto. A voli il compito di prenotare, andare a visitarla e ricordarvi di rispettarla.

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